La Tomba Vogli è uno dei primi monumenti realizzati da Giacomo De Maria (1762 -1838) per il cimitero, a cui successivamente seguiranno molti altri lavori, che nell’insieme lo faranno uno degli artisti più proficui.
La tomba si presenta come una sintesi tra linguaggio canoviano e classicismo bolognese. Il sepolcro venne realizzato in memoria del sacerdote Giuseppe Vogli (1733-1811), professore di Logica nell’Università di Bologna. Nel monumento è presente un’epigrafe dettata da Filippo Schiassi; già autore dell’elogio funebre poi messo a stampa, dal quale si apprende che i fondi per erigere il sepolcro furono raccolti dagli amici e dagli allievi, mentre «la Municipalità diede gratuitamente il luogo».
Si deve ad Antonio Aldini, segretario di Stato del Regno d’Italia e allievo di Vogli, la scelta degli artisti.
All’interno del clipeo è posto il ritratto del defunto, mentre le due figure rappresentano rispettivamente la Carità, avvolta in un ricco panneggio ai cui piedi è collocato un bambino piangente, e la Storia, tristemente appoggiata alle tavole e ai papiri ormai inutilizzati. La Storia mostra l’apprezzamento di De Maria verso il collega Giovanni Putti, infatti richiama le due Piangenti collocate sui pilastri dell’ingresso monumentale. La Tomba Vogli è significativo esempio delle tecniche utilizzate in Certosa nel periodo Neoclassico, in cui per necessità e tradizione si impiegavano materiali poveri quali legno, stucco, tessuto e a volte anche carta e metallo; poi coperti con opportune patine per dare l’illusione del marmo. Solo dopo l’Unità d’Italia si assisterà a un uso costante di materiali più costosi e ricercati.