Sebbene oggi ci appaia completamente integrato nel tessuto urbano, nel 1801 fu scelto, come poi divenne consuetudine per gli altri cimiteri europei, proprio per la sua distanza dall’abitato e per la possibilità di adeguarlo con interventi minimi. Dal 1797, anno della sua soppressione, il complesso monastico ha subito numerose trasformazioni, demolizioni e aggiunte tale da rendere solo in parte visibile l’impianto originario.
Già nel 1801 veniva edificata la recinzione a settentrione del cimitero, decorata con sculture in terracotta di Giovanni Putti, nella quale si apriva un nuovo accesso monumentale in asse con il Chiostro Terzo.
Se i primi interventi risultano piuttosto riadattamenti dei locali di pertinenza del monastero, dal 1833 il programma di edificazione è frutto di un impianto più complesso, con esedre, biassialità, simmetrie che tendono a una maggiore ambizione monumentale; ne è un valido esempio la ‘Sala della Pietà’ con la singolare scala ellittica posta al centro della sala, opera del Venturoli.
Tra il 1816 e il 1834 vengono edificati i principali ambienti della Certosa: nel 1816 la Sala delle Tombe, nel 1833 il Loggiato delle Tombe e subito dopo la Sala Gemina e il Colombario’ una grandiosa costruzione a tre navate ispirata all’architettura termale romana. Al 1834 risale la costruzione della Sala Ellittica, un piccolo organismo di raccordo tra il nucleo ottocentesco e quello novecentesco, mentre nel 1860 si trasforma la precedente Cappella dei Suffragi nella Galleria degli Angeli. Di poco successiva a quest’ultima è la Galleria a Tre navate che raccorda i corpi di fabbrica fino ad allora costruiti.
Alla fine del secolo XIX il grande cimitero appariva come una successione ininterrotta di edifici articolati e intrecciati, dove era possibile raggiungere ogni tomba, ogni sacello, sempre al coperto. Una diversa interpretazione degli spazi prenderà avvio a partire dai primi anni del ‘900 in chiave più monumentale e retorica: validi esempi di questo periodo sono il Chiostro VI con il Monumento ai caduti della grande Guerra, il Chiostro VIII e IX con le annesse gallerie. Nel 1924 viene costruito il nuovo ingresso alla fine del porticato, vicino al canale di Reno.
Lungo questi spazi del cimitero si mostra al visitatore un impressionante repertorio di monumenti unico in Europa.
Le opere più antiche sono attestate sulle pareti del Chiostro III e sono perlopiù affreschi appartenenti alle più importanti e illustri famiglie bolognesi. Solo più tardi si cominciarono a decorare le tombe con sculture e diversi apparati decorativi che, fino alla metà dell’800 erano composti in materiali ‘poveri’ quali gesso, stucco, scagliola o terracotta e solo in seguito in marmo.
Nel 1869, durante i lavori di sistemazione del Chiostro delle Madonne (ora Chiostro Terzo) venne rinvenuta una cista in bronzo. Le indagini archeologiche che seguirono portarono alla luce un grande cimitero etrusco, composto da 421 tombe, il cui rinvenimento costituì l’avvio delle grandi scoperte archeologiche bolognesi.
Nell’arco di due secoli hanno operato in Certosa architetti, pittori, scultori, contribuendo a dargli quel fascino unico decantato da tutti i visitatori stranieri, tra cui Lord Byron e Charles Dickens, Jules Janin, Giacomo Leopardi, Giosue Carducci e molti altri.
Nel cimitero sono sepolti molti personaggi importanti della storia cittadina e italiana, fra i quali lo statista Marco Minghetti, i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti, il poeta Giosue Carducci e lo scrittore Riccardo Bacchelli, il compositore Ottorino Respighi, l’ufficiale polacco Giuseppe Grabinski, gli industriali Alfredo Maserati, Edoardo Weber e Nicola Zanichelli, il cantante Lucio Dalla.
Contatti
Cimitero Monumentale della Certosa
Via della Certosa, 18 | 40133 Bologna (Italy)
Tel: +39 051 225583 (Museo civico del Risorgimento)
museorisorgimento@comune.bologna.it
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Info Point storico artistico:
tel. +39 051 6150840
infopointcertosa@comune.bologna.it