E’ certamente il monumento più noto, quello che più di tutti è rimasto nella memoria e nell’immaginario collettivo: la tomba della “venditrice di noccioline”, figura popolare nelle sagre e nelle solennità tradizionali che, ancora in vita, con i soldi guadagnati grazie al suo assiduo commercio, commissionò il proprio monumento funebre. La scultura, datata 1881, riproduce fattezze e abiti tradizionali della venditrice ambulante, che si fece rappresentare con la propria merce (collane di nocciole e ciambelle), con lo stesso orgoglio che spinse imprenditori e professionisti a farsi ritrarre circondati dai simboli concreti della loro ricchezza e della loro posizione sociale. Non a caso Caterina Campodonico volle che a immortalarla fosse Lorenzo Orengo, uno degli scultori di maggiore successo presso la borghesia genovese del secondo Ottocento, per la sua straordinaria abilità tecnica nel descrivere nel minimo dettaglio i protagonisti dei suoi monumenti, mantenendone naturalezza di gesti e di pose. L’epigrafe in versi in genovese, che ne racconta la vicenda, è opera del poeta dialettale G.B. Vigo.
sb