Il monumento fu eretto nel 1861 in memoria di Pietro Gambaro, ricco possidente, impresario edile e consigliere municipale, celebrato dai contemporanei come esempio di rettitudine morale e impegno civile (promosse per primo la costruzione della Basilica di S.M Immacolata, in Via Assarotti a Genova, importante edificio eclettico realizzato da molti degli stessi scultori attivi a Staglieno nel secondo Ottocento). L’allegoria della Speranza nella Resurrezione - una figura femminile con l’ancora e un libro aperto tra le mani - si erge sul sarcofago su cui è raffigurato, a bassorilievo, il momento in cui l’angelo della morte si accinge a sottrarre per sempre Pietro Gambaro alla moglie e ai figli: la varietà di gesti e atteggiamenti dei familiari conferisce un carattere quasi narrativo alla scena dell’ultimo contatto tra il defunto e i suoi cari. Il compianto, tema di derivazione classica ricorrente nell’iconografia funeraria, inizia qui a perdere la sua dimensione aulica per proiettarsi nella concreta realtà quotidiana, diventando, sul piano individuale, testimonianza di affetti destinati a sopravvivere alla morte e, sul piano sociale, affermazione di valori strutturali della borghesia ottocentesca come quello della famiglia.
sb