Con quest’opera cruda e severa, Benetti offre forse il primo esempio di una rappresentazione della morte poi diffusa nel Realismo borghese degli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento: la giovane donna, abbandonata sul proprio letto di morte (un mobile eclettico di foggia contemporanea), reca evidenti sul viso, lasciato scoperto dal velo sollevato, i segni della malattia. La posa è composta, ma il copriletto è quasi scivolato a terra, a sottolineare la fine di una sofferenza prolungata. Dalla parete la veglia il busto del marito, Giuseppe Pignone, ricco commerciante noto per essere stato tra i fondatori del Lloyd Italico, importante compagnia di navigazione, e per aver ricoperto varie cariche pubbliche. D’impostazione più tradizionale la parte alta, con il fronte del sarcofago timpanato, la croce e i due angeli, allegorie della Preghiera, a sinistra, e della Resurrezione, a destra. Una rappresentazione della morte che, pur rifacendosi a modelli del passato – per la figura giacente si possono per esempio citare molte tombe del Rinascimento toscano, ma anche il più recente e importante Monumento ottocentesco alla contessa Zamoyska di Lorenzo Bartolini, opere tutte conservate nella chiesa di S. Croce a Firenze - se ne distacca, per una notevole accentuazione della dimensione reale e quotidiana.
sb