Ubicazione: Ampliazione 5, arcata 138, loculo sotterraneo di testa fila 4, n. 8
Nato a Castelletto Po (Attualmente, Castelletto di Branduzzo, PV) il 1° settembre 1881 - Morto a Torino il 22 gennaio 1955
Uno dei soci fondatori juventini di più alta importanza dirigenziale. Rampollo di una famiglia di notabili originari del Cadore, Daprà frequenta il Regio Liceo D’Azeglio quando insieme ai suoi compagni dà vita alla Polisportiva Juventus. E’ un terzino miope, di conseguenza non emerge come giocatore, anche se partecipa alle attività della squadra “riserve” indossando un paio di occhiali durante le partite. Porta anche una vistosa barba, per questa ragione viene soprannominato Pitecia (una specie di scimmia barbuta) dal professore di geologia. Laureatosi in farmacia, esercita per poco tempo e malvolentieri questa professione, preferendo andare a lavorare alla Cassa di Risparmio di Torino per svolgere il ruolo di impiegato. Resta sempre nel “giro” della Juventus anche durante la Grande Guerra, dove vi partecipa all’età di 35 anni in qualità di farmacista presso l’ospedale militare di Alessandria. Rientrato attivamente nella squadra bianconera, ne diventa vice-Presidente nel ’19. Nello stesso anno si sposa con Anna Clotilde Vittone, con la quale avrà un figlio, Mario Domenico. E’ tra i membri costituenti della Società Spettacoli Sportivi, che si occupa di costruire lo stadio di corso Marsiglia. Fa parte del direttivo societario dal 1923 al 1924, sotto le presidenze di Gino Olivetti e Edoardo Agnelli. Diventato molto amico di Gianpiero Combi: è Daprà che aiuta a convincerne i genitori ad appoggiare la sua passione di diventare portiere anziché pensare all’azienda di liquori di famiglia. La sua felice vita matrimoniale si spezza all’inizio del 1941, quando Anna viene a mancare per improvvisa malattia. Il dottor Francesco prosegue la sua attività bancaria ancora per pochi mesi fino a quando, a causa di gravi problemi di salute, si ritira dal lavoro per stabilirsi a vivere nelle Valli di Lanzo. Viene nominato socio onorario della Juventus, insieme ad altre vecchie glorie bianconere. Tornato a vivere a Torino, muore a 73 anni nella sua casa sita in via Madama Cristina. La società juventina gli tributa l’estremo saluto al suo funerale con un gonfalone, portato dall’ex grande amico Combi.
(Testo e ricerca di Giovanni Arbuffi/Pianezza-To)